La meditazione può entrare a pieni titoli nel mondo del lavoro.
Infatti, ‘La meditazione non è un’evasione ma un incontro sereno con la realtà.’
Ce lo ricorda Thich Nhat Hanh, monaco buddista, leader spirituale, poeta e scrittore.
Formarsi alla meditazione vuol dire sviluppare gradualmente un modo d’essere, un’attitudine costruttiva e altruistica, che comprende una matura capacità di prendersi cura di sé e di relazionarsi agli altri in modo empatico ed equilibrato.
Attraverso l’esperienza diretta delle diverse pratiche meditative si apre la possibilità di conoscere intuitivamente il funzionamento della mente, il rapporto tra le sensazioni fisiche e le emozioni e il coltivare l’attenzione e la concentrazione.
La ricerca scientifica nell’ambito delle neuroscienze si è interessata allo studio degli effetti della meditazione e sulla base di queste ricerche é possibile oggi affermare che meditare consente un maggior controllo sul sistema sensoriale e permette di scegliere su cosa focalizzare l’attenzione. Risultato? La meditazione fa andare sullo sfondo quello che non si vuole sentire, per esempio i dolori cronici. Ma anche tutto ciò che non appartiene al momento dell’adesso e che quindi una distrazione non utile perché può essere fuorviante.
La meditazione inoltre attiva lo sviluppo di stati mentali costruttivi quali calma concentrata, consapevole compassione, benevolenza, equanimità e può diventare perno centrale sul quale far girare il mondo del lavoro per portare quell’equilibrio e quell’attenzione necessari per svolgere bene e con profitto le proprie mansioni in armonia con se stessi, con gli altri e con l’ambiente che ci circonda.
Rita Casadio, 7 giugno 2023